TFF OFF VI edizione 2016 / Recensione

Animal Político

Animal Político

Tião – 2016

75′

Brasile

After Hours

Molti di voi, freschi e meno freschi di studio, si ricorderanno che è Aristotele a parlare di “animale politico”: chi non ha molto chiaro cosa significhi vada a vedere questo film.

“Animale politico”, ovvero animale che vive nella polis, la città, o anche “animale sociale”, è la definizione che Aristotele dà dell’uomo. L’uomo è per natura portato/costretto a unirsi ai propri simili per formare delle comunità, cosa non facile dai tempi dei tempi, prima ancora dell’isolamento che alcuni vedono legato alle nostre propaggini tecnologiche (smartphone, social network ecc). Nel film di Tião vediamo una mucca trascorrere una vita ordinaria: palestra, shopping, parrucchiere, situazioni domestiche comuni. La famiglia della mucca, porto sicuro in cui è accolta forse con troppa accondiscendenza, vive come tante altre in un’atmosfera asfittica prigioniera della televisione. Più che ordinaria, la vita della mucca (di cui il sesso ci è sconosciuto, in quanto, nonostante le mammelle penzolanti, è talvolta in vesti maschili e talaltra femminili) è una vita perfetta, ma senza la parvenza di un obiettivo. La mucca decide così di allontanarsi dai suoi “simili”, dagli umani, pensando di ritrovare se stessa nell’isolamento. Nessuno si stupisce della presenza di una mucca, nemmeno la parrucchiera che con tanta dedizione massaggia con i polpastrelli la testa nera e pelosa dell’animale, e questo ci fa pensare che il regista abbia ragionato un po’ come Durrell, l’autore de La mia famiglia e altri animali; che la mucca, insomma, non sia una vera mucca. La scelta dell’animale non è però fondamentale nell’economia della trama, l’importante è l’operazione di straniamento compiuta da Tião, l’assurdità della presenza della mucca stessa: chi di noi non si è mai sentito completamente fuori luogo, per usare un’altra metafora zoologica, “un elefante in un negozio di porcellane”? La mucca, così, immagine di tutti gli adolescenti che imparano a fare i conti con il fatto di essere animali sociali, e dei molti adulti che periodicamente si ritrovano in questa condizione, parte per il suo viaggio. Si imbatte (e cerca di sbarazzarsi) di oggetti di una fase di vita passata, intende sprofondare nel sapere arrivando persino (con una nota poetica) ad abitare una casa di libri. Il libro dei libri è però un manuale di regole tecniche, un arido compendio che per un attimo la mucca vorrebbe eleggere a “testo sacro” per darsi una direzione. Lo stesso manuale è la guida di una ricca ereditiera naufragata da bambina su un’isola deserta e immersa in un altro tipo di solitudine. Una parentesi non-sense che, per bocca di una venere dai capelli rossi, butta nel calderone alcune pillole di meccanismi finanziari e socio-economici che in realtà ci danno un indizio significativo sulle difficoltà della “mucca” di orientarsi in un mondo di questo genere e nella società. E poi, la nostra mucca, si ritrova faccia a faccia con il mistero, che in modo geniale Tião formalizza con il monolite di 2001: Odissea nello spazio. Questo tipo di ironia è la forza del film. Mettere una mucca come protagonista riesce a farci provare il distacco necessario e far emergere con forza una situazione così comune da passare sotto silenzio. È come se vedessimo una metafora prendere vita letteralmente, il tutto è estremamente materiale, prosaico, ma poi il viaggio spirituale della mucca prende il sopravvento e all’improvviso ci troviamo in uno spazio senza dimensioni in cui tutte le persone e le cose della sua vita fluttuano, come se il pensiero le stesse soppesando. Alla fine il ritorno alla civiltà e una commuovente presa di coscienza del compromesso che il vivere in comunità richiede, ma anche della gioia che può permettere lo stare insieme.

Un altro animale (della stessa specie) era stato portatore, l’anno scorso, di un messaggio sociale e al tempo stesso poetico, il bufalo di Bella e perduta (Pietro Marcello) doppiato da Elio Germano. Viene da chiedersi perché entrambi gli autori, in queste due produzioni geniali, abbiano scelto proprio questo animale!