TFF OFF VI edizione 2016 / Recensione

Last ship

Last ship

Daniele Ragusa
10’
Italia
Italiana.Corti

 

Quattro i cortometraggi raccolti sotto un macro gruppo, chiamato Wild Horses. Come anche per gli altri gruppi (Shine a light e Time is on My Side), è il titolo di una delle canzoni più famose dei Rolling Stones scritta da Mick Jagger e Keith Richards nel 1971. Ma cosa hanno in comune un gruppo britannico rock e dei corti italiani? Questa è una domanda che continuerò a portarmi dietro, perché non mi è molto chiara la loro connessione, ma ho comunque cercato di analizzare la canzone in base agli argomenti dei film. Credo che nessuno di questi filmati sia legato tra loro, ma piuttosto ognuno riprende un tema trattato nella canzone: Last Ship parla di una famiglia ben radicata nelle sue origini e nella sua attività lavorativa che “nemmeno i cavalli selvaggi potrebbero trascinare via”(wild horses couldn’t drag me away), come dice il gruppo inglese. Alla stessa strofa si ricollega anche Onikuma, che narra di un animale mitologico che si ciba di cavalli,”cavalli selvaggi” per l’appunto. In tempo per modifiche temporali si ricollega al tema dell’infanzia, citata dai Rolling Stones come una “childhood living is easy to do. The things you wanted I bought them for you”(l’infanzia è facile da vivere, le cose che ti servono qualcuno te le compra). E infine Tanjatales viene ricondotto facilmente alla sofferenza e al dolore. “i whatched you suffer a dull aching pain” (ti ho vista soffrire di un dolore sordo e insistente).

 

“Un tempo i Malavoglia erano stati numerosi come i sassi della strada; si chiamavano Toscano, ma questo non voleva dir nulla, poiché da che mondo e mond, all’Ogina, ad Aci Trezza e Aci Castello, li avevano sempre conosciuti per Malavoglia, di padre in figlio, che avevano sempre avuto delle barche sull’acqua e delle tegole al sole”

Così Verga inizia I Malavoglia e a questo si ispira Daniele Ragusa ambientando il suo cortometraggio ai giorni nostri.
I Rodolico da generazioni a generazioni sono maestri d’ascia, cioè fabbricano imbarcazioni, nello stesso paesino dei Malavoglia: Aci Trezza.
Fieri del loro mestiere, vivono fin dalla nascita pervasi dall’odore della resina e della legna bagnata e dal fragore delle onde sugli scogli.
Il regista fa luce su uno spaccato di vita quotidiana di un mondo del tutto anomalo e diverso dalla modernità; sembra che lì, ad Aci Trezza, il tempo si sia fermato all’epoca dei Malavoglia.

Il cortometraggio è quasi del tutto muto, ma questa mancanza di linguaggio verbale non priva il film di una forte espressività, resa impeccabile dal linguaggio visivo delle immagini ricche di colore, le quali si alternano a vecchie fotografie dei Rodolico.

Emma Squartini