TFF OFF 2014 / Recensione

Magic in the moonlight

Magic in the moonlight

Regia di Woody Allen (USA, 2014,97′)

Partendo dal fatto che a me Woody Allen è fisicamente e scenicamente molto simpatico (sarà per il naso), decido per l’ennesima volta di prendere armi e bagli, e vestito dei miei intenti migliori mi seggo in sala. Vi giuro e vi stragiuro che la volontà vi era tutta, umore ottimale, clima positivo, vicini di seggiola non invadenti e bastantemente silenziosi, eppure. Eppure come da anni a questa parte, a parte alcune isolate eccezioni, ho assistito ad un’opera di artigianato ma non di genio. E da qui vorrei partire con la seconda parte della riflessione su Woody (trasversalmente parleremo anche del film, ma ora riducendo tutto alla problematica Woody E’ il problema). Proviamo a fare questo esperimento e parlare di questo film come se non fosse di Allen. Ben girato, musiche divertenti, tormentoni, attori eccellenti ed eccentrici, una fotografia luminosa e una scelta della location azzeccatissima, dialoghi esilaranti e una sceneggiatura brillante e sopra le righe. Colin Firth, magnifico a metà fra Scherlock (parliamo ovviamente delle serie britanniche)e Doctor Who regge quasi cento-minuti di film senza batter ciglio, bello, tagliente e sicuramente interessante. Eppure vi è un’eppure, questa è meccanica e genio, ad Allen non basta affidarsi alle sue nevrosi per fare quel salto di qualità che tanto ci manca. Un film che non colpisce e non stupisce, permanendo in quell’ozioso limbo in cui Nasone è caduto. Una bellissima canzone italiana contro l’iper produttivismo cantava “Lavorare con Lentezza senza fare alcuno Sforzo“ lalalalala.

Luca Valenza