TFF OFF VI edizione 2016 / Recensione

Onikuma

Onikuma

Alessia Checchet
12’
Italia/USA – 2016
Italiana.Corti

 

Quattro i cortometraggi raccolti sotto un macro gruppo, chiamato Wild Horses. Come anche per gli altri gruppi (Shine a light e Time is on My Side), è il titolo di una delle canzoni più famose dei Rolling Stones scritta da Mick Jagger e Keith Richards nel 1971. Ma cosa hanno in comune un gruppo britannico rock e dei corti italiani? Questa è una domanda che continuerò a portarmi dietro, perché non mi è molto chiara la loro connessione, ma ho comunque cercato di analizzare la canzone in base agli argomenti dei film. Credo che nessuno di questi filmati sia legato tra loro, ma piuttosto ognuno riprende un tema trattato nella canzone: Last Ship parla di una famiglia ben radicata nelle sue origini e nella sua attività lavorativa che “nemmeno i cavalli selvaggi potrebbero trascinare via”(wild horses couldn’t drag me away), come dice il gruppo inglese. Alla stessa strofa si ricollega anche Onikuma, che narra di un animale mitologico che si ciba di cavalli,”cavalli selvaggi” per l’appunto. In tempo per modifiche temporali si ricollega al tema dell’infanzia, citata dai Rolling Stones come una “childhood living is easy to do. The things you wanted I bought them for you”(l’infanzia è facile da vivere, le cose che ti servono qualcuno te le compra). E infine Tanjatales viene ricondotto facilmente alla sofferenza e al dolore. “i whatched you suffer a dull aching pain” (ti ho vista soffrire di un dolore sordo e insistente).

 

Nella mitologia giapponese l’Onikuma è un orso che cammina sulle zampe posteriori e che penetra nei villaggi per cibarsi di cavalli.

Quest’animale non compare mai in prima persona sulla scena, ma è l’oggetto della ricerca costante di due donne (forse giornaliste), che si avventurano nelle foreste innevate per fotografarlo. Insomma, è una sorte di Mostro di Lochness post litteram.

Nel corso della narrazione compaiono vari oggetti o esseri animati, che rappresentano le diverse sembianze che l’onikuma può assumere, proprio come un film , che può essere girato in mille modi diversi, dall’animazione con i peluche a quella computerizzata e così via.

Purtroppo, anche se da un punto di vista tecnico-cinematografico, è più che eccellente, non brilla in egual modo nei contenuti. Che cosa voleva rappresentare e quale era il messaggio per il pubblico?

Sono domande a cui non sarei in grado di dare una risposta e inoltre credo che l’assenza di un linguaggio parlato, in questo caso, abbia complicato la comprensione del film. Persino le immagini, seppur ricche di colori vividi, sono mal spiegate e sempre molto vaghe.

Emma Squartini