TFF OFF VI edizione 2016 / Recensione

Out There

Out There

Takehiro Ito – 2016
148′
Giappone/Taiwan
Onde

L’ombra di Pirandello si aggira su questo lungo lungometraggio. Molto lungo. Anche se dalle prime scene possiamo facilmente indovinare come andrà a finire. In Out there seguiamo il regista Haruo mentre cerca di sistemare la sceneggiatura di un film che aveva iniziato a girare a Taiwan e che non riesce a concludere. Haruo rivela subito all’editor (e quindi a noi) che si tratta di una storia molto semplice: una coppia si incontra e poi si separa. Abbiamo quindi preso atto della trama e subito dopo assistiamo a una moltiplicazione di piani narrativi e di formati: sequenze di immagini che sembrano prove del regista stesso, paesaggi naturali e urbani (ci troviamo in una metropoli giapponese non bene identificata), interviste ai parenti degli attori protagonisti che sembrano tratte da un documentario. Uno dei due attori principali, Ma, è un ragazzo taiwanese che vive uno stato d’animo vicino a quello del regista, alienato e in crisi di identità. In modo abbastanza prevedibile, tra Ma e l’attrice protagonista, una ragazza inizialmente disinteressata ai legami, nasce un sentimento, destinato a finire, come nella trama del film, con una separazione. Le due trame, quella del film che loro stanno girando, e quella di Out there, corrono in parallelo, senza il minimo scarto. Ma è il personaggio più interessante e Takehiro Ito gli affida un’importante riflessione sullo sguardo che sottende al film: Ma ama andare sullo skatebord e allo stesso modo ama fare fotografie perché entrambi sono modi per “conoscere i posti”. La fotografia e la riflessione sulla fotografia, sullo sguardo, è in fondo il fil rouge che accompagna la relazione dei due giovani e che permea tutto il film. Il regista ci indica il suo modo sottile di osservare, cogliere i minimi dettagli attraverso minimi movimenti, tuttavia, come viene detto all’inizio del film, la storia è molto semplice: una coppia si incontra e poi si separa.

Giulia Dellavalle