TFF OFF 2015 / Recensione

Mountain

Mountain

Yaelle Kayam – 2015
83′
Israele
TorinoFilmLab

Bello, bellissimo.
La protagonista, una donna silenziosa, pacata, stretta in una cultura patriarcale, parsimoniosa nel sentimento e nell’erotismo. Relegata dalla società e dal marito al ruolo silente di cura e accoglienza.
Lo spazio un luogo bianco, un cimitero, il Monte degli Ulivi a Gerusalemme.
Il tempo lento e fermo nella noia della ripetizione, in quello stantio in cui ognuno è in grado di riconoscersi, perché il tempo più difficile da sopportare è quello perduto nel far nulla.
Il nome di Lei si scoprirà solo a metà film quando dalla sua casa (soprannominata “angolo dei vivi”) scappa, disperatamente e violentemente, per cercare riparo in mezzo alle tombe, in mezzo alle poesie di quella “poetessa molto brava”, seppellita pure lei.
E’ in quel luogo di morte che si imbatte negli amplessi brutali di clienti e puttane. Ed è lì che percepisce la possibilità di una trasformazione, anche questa lenta, nel rispetto dei suoi simboli e dei gesti che le appartengono come cucinare un pasto caldo per quegli uomini e quelle donne persi nello sfogo del piacere.
Non ci è dato sapere se l’intuizione del mutamento troverà uno sfogo ma quello che resta è un dipinto infinitamente dolce di un dramma di “genere”.

Chiara Fiore