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Pasticcino Letterario – Storie di giganti

Pasticcino Letterario – Storie di giganti

Appuntamento mercoledì 18 febbraio, alle ore 18.00 presso l’Acquario di Palazzo Nuovo (via Sant’Ottavio 20, Torino),

Cos’è un pasticcino letterario?

Se fosse il vostro ultimo giorno di vita e vi si desse la possibilità di trascorrerlo dove e come volete, non scegliereste di stare tra cioccolate, pasticcini, tè e un sacco di letture divertenti che non farete mai più? In ogni caso, se la lettura vi sostiene come la corda sostiene l’impiccato, questa è la forca che fa per voi. L’appuntamento con i pasticcini letterari è bisettimanale, come d’abitudine: il primo Pasticcino Letterario è pensato per essere uno spazio di confronto e di aggregazione che passi attraverso la letteratura. Ad ogni incontro vengono proposti degli autori e alcuni loro testi su cui tutti i partecipanti sono invitati a sviluppare un pensiero e a condividerlo. I pasticcini e le bevande calde, offerti dall’associazione, costituiscono il secondo elemento con cui costruire un’atmosfera rilassata, quasi casalinga di discussione frontale. La finalità ultima, quasi utopica, sarebbe raggiungere una continuità e un affiatamento tale tra i partecipanti dei Pasticcini Letterari, per cui gli incontri possano ed espandersi in maniera virale per la città.

Storie di Giganti

Esiste un mito molto curioso circa la nascita di Orione, il bellissimo gigante cacciatore. In Tracia c’era un re di nome Irleo. Un giorno egli diede ospitalità a tre viaggiatori, che poi risultarono essere Zeus, Poseidone ed Ermes. Prima di partire gli dèi gli offrirono di esaudire un suo desiderio, ed egli chiese di avere un figlio. A questo punto, Ermes prese la pelle di un toro che era stato sacrificato in loro onore, ne fece un otre, e i tre dèi ci fecero pipì dentro. Poi lo seppellirono. Dopo nove mesi l’otre si aprì e ne uscì Orione. Più comunemente si credeva che Orione fosse nato in Beozia e che suo padre fosse Poseidone. Da lui Orione aveva ereditato il dono di camminare sulle acque. E lui si spostava di isola in isola, cacciando. Arrivato all’isola di Chio, Orione si innamorò di Merope, la figlia del re. La chiese in moglie, ma il re disse: “Te la lascerò sposare se libererai l’isola da tutte le belve feroci che ci abitano”. Il gigante cacciava di giorno e la sera offriva alla principessa le pelli degli animali uccisi. Ma alla fine del compito, il re non volle concedergli Merope in sposa, anzi, gli diede da bere finchè Orione si ubriacò, addormentandosi. A questo punto il crudele re lo accecò e lo fece gettare sulla riva del mare. Orione si rivolse a un oracolo per sapere se e come avrebbe potuto riavere la vista

Il responso fu questo:

“Prendi una piccola barca e recati all’isola di Lemno. Lì c’è un’officina dove lavorano i Ciclopi. Anche se sei cieco, la troverai: il fragore dei loro martelli ti indicherà la via. Fra gli aiutanti dei Ciclopi c’è un nano molto abile, Cedalione. Fu lui a insegnare ad Efesto l’arte di forgiare i metalli! Questo nano tu lo devi rapire e mettertelo sulle spalle, ti dirà poi lui che cosa devi fare per riavere la vista.” Orione fece quello che gli era stato detto. Cedalione stava sulle spalle del gigante, aggrappato ai suoi capelli per non cadere. “Va verso oriente” gli disse “e volgi i tuoi occhi ciechi al Sole mentre nasce, e riavrai la vista”. Accadde esattamente così, e Orione poté finalmente vedere di nuovo. Ma accadde anche un’altra cosa che l’oracolo non aveva previsto. Qualcuno osservò il bel gigante nella piccola barca e di lui si innamorò. Si trattava di Eos, l’Aurora, la dea che con il suo carro precede ogni mattina il carro del Sole. Eos aveva fatto un torto ad Afrodite, e per punizione, la dea la faceva innamorare di continuo. La bella storia sarebbe continuata per sempre, forse, ma un giorno Orione imprudentemente si vantò di essere in grado di uccidere ogni essere nato dalla terra, e Gea mandò uno scorpione a pungergli il piede. Altri raccontano che lo scorpione fu mandato da Artemide, la dea sempre vendicativa, che il gigante aveva sfidato nel lancio del disco.

Fu così che Orione morì.

Zeus ammirò il coraggio di entrambi e li pose in cielo: Orione è una costellazione e lo Scorpione è un’altra costellazione (e un segno dello Zodiaco) e lo rincorre, ma non lo raggiunge mai, perché quando si leva lo Scorpione, tramonta Orione. Omero ci racconta che, quando Odisseo si reca nell’Ade, vede Orione che compie le stesse azioni che compiva in vita: caccia le fiere che uccise sui monti deserti, stringendo la clava di bronzo massiccio, infrangibile. Echidna per noi oggi è un animale tozzo, coperto di aculei, con una specie di becco cilindrico, con le zampe posteriori torte all’infuori, ecc. ecc., partorisce un uovo pur essendo un mammifero, ecc. ecc. …… Ma nella mitologia greca Echidna era figlia di Gea e del Tartaro. Era un essere mostruoso e Esiodo la descrive così: la divina Echidna dal cuore violento, metà fanciulla dagli occhi splendenti e dalle belle guance, ma metà prodigioso serpente, terribile e grande, astuto e crudele. Ella viveva in una profonda caverna in Cilicia, e da lì usciva per divorare i passanti. Sposò Tifone, l’enorme mostro che aveva osato sfidare Zeus, e da lui ebbe molti figli, tutti mostruosi, che si incontrano in tanti altri miti. Essi vennero affrontati e spesso uccisi dai più coraggiosi eroi. Gli abitanti della Cilicia cercarono in vari modi e inutilmente di liberarsi di Echidna, alla fine vi riuscirono, incaricando Argo dai cento occhi, che aveva una forza prodigiosa e non dormiva mai. Argo scoprì in quale caverna il mostro si nascondeva. Si avvicinò senza farsi scorgere e aspettò che si addormentasse. E la uccise.

 

E poi? E poi Altre storie di altri giganti, avventure, disavventure, e poi?

 

http://www.ilsalottodinonnama.it/fra-cielo-e-terra-mitologia-greca/196-pigmalione-re-e-scultore-innamorato.html

http://www.paroledautore.net/fiabe/orchi_giganti_mondo.htm

http://www.liberliber.it/mediateca/libri/p/pirandello/i_giganti_della_montagna/pdf/pirandello_i_giganti_della_montagna.pdf

http://mfnapdf.paolozagni.it/book/978-8860880482

http://ecum.unicam.it/627/1/Tesi_dottorato_Bonfili.pdf