TFF OFF 2012 / Recensione

Shell

Shell

Sezione TFF 2012 – Torino 30

Categoria TFF OFF – 50 sfumature di sfiga

Shell è uno di quei film senza colonna sonora, nemmeno una nota. Ma non ve ne accorgerete, perché i silenzi di questa pellicola in realtà urlano e stridono il bisogno di calore umano della diciassettenne protagonista.

Shell (il triste gioco di parole, come potrete immaginare, è tra la traduzione inglese di “conchiglia” e il nome di una famosa compagnia petrolifera) vive con il padre in una stazione di servizio nelle gelide Highlands scozzesi – immaginatevi la desolazione di Cime Tempestose. La madre li ha abbandonati da lungo tempo e il burbero genitore è, insieme ai rari avventori che si fermano per qualche manciata di minuti a fare rifornimento, l’unico contatto possibile nell’isolamento geografico in cui si ritrovano.

Ingrediente letale per la libertà della ragazza, l’epilessia del padre, che non le permette di abbandonarlo e avere una vita normale.

Ecco come ho trascorso i novanta minuti di questa opera: con il fiato sospeso, gli occhi lucidi (ma solo perchè sono facilmente suggestionabile) e un desiderio irrefrenabile di redenzione per questa scapestrata famiglia.

Quando il pubblico si stava ormai preparando alla classica (ma non per questo meno struggente) storia di abusi, Shell ci ha lasciati letteralmente di sasso (ma non vi dico mica come, ci mancherebbe!).

Il merito di questo bel film va indiscutibilmente anche alla fotografia: intima.

Benedetta Catanzariti