TFF OFF 2012 / Recensione

After the battle

After the battle

Sezione TFF2012: TorinoXXX

Categoria TFFOFF: Bulli & pupe. C’è più adrenalina in una piazza che protesta che nei film di Vin Diesel.

Cos’è la primavera araba e cosa ne resta è qualcosa che, passate quasi tre stagioni, pochi hanno chiaro. Il Film Festival si interroga su questo spicchio di mondo, così vicino e così lontano da noi, con diversi titoli tra documentari e film.

Una striscia di Mediterraneo ci separa dai protagonisti di After the battle, gli egiziani di Piazza Tahir e della caduta di Mubarak (lo zio di una procace ex-minorenne risiedente in Italia, ricordate?) ma, a dispetto dei chilometri, il loro mondo ci risulta lontano, specie quello di chi vive dipendendo dai capricci del turismo.
Senza indugiare in lezioni di sociologia politica, Narsallah ci porta sullo schermo un Egitto che non sa se sta vivendo la sua Primavera o se tutto si sta spegnendo, o peggio, è già spento, per lasciare spazio all’ennesima Rivoluzione da celebrare e calendizzare, l’ennesima Rivoluzione dove tutto cambia perché niente cambi.

La vita di un allevatore di cavalli viene sconvolta quando viene ripreso mentre con altri uomini travolge al galoppo i protestanti di Piazza Tehir: è la Battaglia dei Cammelli. Chi sono questi uomini? Sono pagati? E da chi? Intanto il video viene caricato su youtube e va a comporre un tassello importante di una protesta dove internet e i media giocano un ruolo fondamentale.

Un triangolo senza eccessi drammatici, e per questo così vero, ci aiuta a capire meglio chi sono gli egiziani di Piazza Tahir. Nessun buono, nessun cattivo. After the battle ci mostra un Paese diviso tra voglia di cambiamento e voglia di sopravvivere, perché non tutti possono permettersi il lusso della Rivoluzione.

Se per film politico si intende un film che patteggia per qualche parte, questo non lo è. Lle domande che pone sono pesanti, ma la cinepresa non è al servizio della filosofia politica, ma delle voci della protesta, delle botte in piazza, dei baci nel deserto e delle corse con i cavalli.

L’ambientazione non è da filmino delle vacanze in Egitto ma la cinepresa si addentra in tutte le contraddizioni di un Paese diviso tra ruralità, turismo e modernità. L’interpretazione dei protagonisti ci regala due figure femminili e una maschile indimenticabili.

Continuo a pensare che i veri capolavori di questa edizione non siano tra i film in concorso. Anche per questo amiamo il Torino Film Festival: perché è più off di noi.

Roberto Origliasso

Un triangolo senza eccessi drammatici, e per questo così vero, ci aiuta a capire meglio chi sono gli egiziani di Piazza Tahir. Nessun buono, nessun cattivo. After the battle ci mostra un Paese diviso tra voglia di cambiamento e voglia di sopravvivere, perché non tutti possono permettersi il lusso della Rivoluzione.

Se per film politico si intende un film che patteggia per qualche parte, questo non lo è. Lle domande che pone sono pesanti, ma la cinepresa non è al servizio della filosofia politica, ma delle voci della protesta, delle botte in piazza, dei baci nel deserto e delle corse con i cavalli.

L’ambientazione non è da filmino delle vacanze in Egitto ma la cinepresa si addentra in tutte le contraddizioni di un Paese diviso tra ruralità, turismo e modernità. L’interpretazione dei protagonisti ci regala due figure femminili e una maschile indimenticabili.

Continuo a pensare che i veri capolavori di questa edizione non siano tra i film in concorso. Anche per questo amiamo il Torino Film Festival: perché è più off di noi.

Roberto Origliasso