TFF OFF 2012 / Recensione

TABU

TABU

Sezione TFF 2012: Onde/Omaggio a Gomes

Categoria TFFOFF: Zuppa d’anatra

Un esploratore portoghese si addentra nella giungla africana, portando con sè la regia benedizione per la missione esplorativa e una macabra visione. Questo è il pazzesco prologo che introduce Tabu, l’ultimo lungometraggio di Gomes, presentato oggi a Torino in assoluta prima visione nazionale. Tabu, che evoca il proibito ma in realtà prende il nome dal monte africano, è un intreccio di Mozambico e Portogallo fin dalla prima inquadratura.
Gomes con Torino ha un legame particolare: qui per la prima volta partecipò a un festival internazionale del cinema con il suo corto d’esordio, e qui, quest’anno, ci presenta le sue due ultime creazioni: Tabu e il corto cantico das criaturas, realizzato in parte in Italia e a cui ha preso parte anche una delle menti del TFF, Paolo Manera. Durante la presentazione prima della proiezione Miguel Gomes si comporta come un padrone di casa più che come un ospite, e come un mattatore più che come un regista. Ma appena si spengono le luci siamo tutti catturati dalla magia del suo mondo.

Lo stile di Gomes è sempre dominato dall’ironia e dall’assurdo, e il regista non si fa problemi a combinare tecniche molto diverse tra loro per creare le atmosfere più adatte allo sviluppo della sceneggiatura. Tabu non fa eccezione e combina uno stile moderno e uno retrò amalgamati dal bianco e nero. La modernità disegna i giorni nostri di Lisbona dove vive Pilas, la quintessenza della gentilezza. Quando Aurora, la stravagante anziana vicina di casa è ricoverata al pronto soccorso e le chiede di mettersi in contatto con Gian Luca Ventura, Pilas non sa ancora che sta per immergersi in una storia di passioni africane e tradimenti.

Il bianco e nero di Tabu è più reinventato che riscoperto e l’abilità di Gomes sta nel non limitarsi all’omaggio o alla parodia dell’epoca d’oro del muto, ma a saper proseguire la strada le cui indicazioni si trovano in un cinema che sembra ormai destinato a scomparire.
Il regista si considera un autore di commedie musicali e anche questa volta la colonna sonora è ossessivamente curata. Ogni nota, ogni silenzio si sposano con il fotogramma. Il risultato finale deve molto anche ai suoi personaggi che risultano iperbolici ma mai stereotipati.

Tra sogno e realtà, Tabu vi farà ridere e provare un’inspiegabile saudade e un mal d’Africa che non appartengono a questo mondo, ma al mondo delle visioni e di chi ha il genio di dar loro vita.

Roberto Origliasso