TFF OFF VI edizione 2016 / Recensione

Death in Sarajevo

Death in Sarajevo

Danis Tanovic
Francia/Bosnia – 2016
85’
Festa Mobile

Questo film è teatro di diverse storie, presenti, passate e future che si intrecciano incessantemente tra di loro. Siamo a Sarajevo, a cento anni di distanza dall’attentato che scatenò la prima guerra mondiale. Una giornalista, sempre sorridente e dal tono affabile, intervista diverse persone che testimoniano la loro storia e le loro sensazioni in vista della commemorazione. Ma quando si trova faccia a faccia con il discendente dell’attentatore Gavrilo Princip, il suo comportamento cambia manifestamente. Quello che ha di fronte è un nazionalista serbo, che gira con una pistola in mano per vendicare l’uccisione del lontano parente.

Anche se inizialmente è motivo di discordia, l’incontro tra i due muta poi in occasione di intenso dialogo e confronto. Tema e conclusione centrale di tale confronto è che il “noi” non è mai esistito nella ex Jugoslavia, così come non esiste oggi nell’Unione europea. E la vicenda suggerisce che certo avremmo evitato molte guerre se avessimo imparato ad ascoltarci come sono riusciti a fare questi due protagonisti, perché occorre sempre ascoltare e capire ogni punto di vista, dato che in qualsiasi disputa non si è mai del tutto in torto o in ragione.

Una vicenda parallela si svolge nell’hotel Europa di Sarajevo che si sta preparando ad accogliere il discorso di un importante inviato della Unione Europea. Ma l’hotel sta andando in rovina e molti dipendenti intendono scioperare per cogliere l’occasione dell’importante evento al fine di potersi esprimere dando la massima risonanza alle loro posizioni. Alla fine l’hotel rimarrà vuoto e il discorso che doveva unire Sarajevo all’Unione non verrà mai pronunciato. L’amaro finale rende l’idea di una comunità infranta e dell’impossibilità da parte dell‘Unione Europea di garantire una solida coesistenza.

Virginia Rocco