TFF OFF 2012 / Recensione

Djeca/Buon anno Sarajevo

Djeca/Buon anno Sarajevo

Sezione TFF 2012: TorinoFilmLab

Categoria TFFOFF: Bulli & pupe. Il film avrebbe tutte le carte in regola per concorrere nella nostra “50 sfumature di sfiga”, ma in fondo ci sono pistole e petardi, e nonostante l’oggettiva sfiga di vivere a Sarajevo, i personaggi reagiscono alle avversità come i gangsters reagiscono alle retate. Kick that ass, bastards!

Era una delle pellicole più attese della kermesse (evvai, ho usato questa parola!), ha causato qualche problemino in coda e la sua proiezione è iniziata almeno con mezzora di ritardo. Il cinema era tanto pieno che si scoppiava di caldo. Se avessi potuto mi sarei tolto anche la camicia.
All’uscita il pubblico, come al solito, diviso tra entusiasti e tiepidi cinici. Comunque grosse critiche nessuno si è sentito di farle, e contando l’hipsteraggine e lo snobbismo medio del pubblico TFF vale davvero quanto l’Oscar per miglior film straniero a cui è candidato.
Per il sottoscritto è di sicuro una delle pellicole da andare a vedere.

Sarajevo, dicembre 2010. Rahima, orfana dalla guerra, lavora in un ristorante di che è un melting pot di soggetti più o meno improbabili: il capo equivoco che intrattiene loschi rapporti di affari, anche con ministri maschilisti e corrotti, la sua moglie-trofeo, lo chef omosessuale e ironico, i camerieri ubriaconi… Rahima sopporta le angherie del suo ambiente di lavoro per mantenere se stessa e il fratello, che da quando non vive più in orfanotrofio per stare da lei, non fa altro che piantare grane: giornate di scuole saltate e scazzottate con figli di ministri, per dirne alcune. Essere adolescenti non è mai facile, esserlo in una Sarajevo dominata dal ricordo della guerra è anche peggio. E forse il giovane Nedim sta nascondendo alla sorella qualcosa di più dei compiti non svolti e i guai in cui si sta cacciando sono più grandi di lui.
In tutto questo gli assistenti sociali stanno con il fiato sul collo alla sorella, Nedim non si cura del suo diabete giovanile, la crisi economica avanza e la privatizzazione dei servizi e delle industrie bosniache ci mettono del loro.

Invece di spararsi un colpo in testa, la giovane Rahima, una bravissima Marija Pikic, armata di una ritrovata fede e del velo (cosa che causa anche qualche problema con i vicini cristiani) reagisce con tutta la forza di cui è capace alla crudeltà della Storia.
Un film che definire emozionante è poco e dalla regia lucida e ricca di pathos che è valsa anche una menzione speciale a Cannes. Le musiche sono un vero toccasana in un festival fatto di suoni minimali: da Beethoven alle colonne sonore dei videogames, c’è tutto per ironizzare o sottolineare le atmosfere, a volte tese a volte squallide, delle scene stesse.
Un film con il botto. O meglio, visto l’avvicinarsi del nuovo anno, con i botti.

Roberto Origliasso, con l’aiuto di P. Andric