TFF OFF 2012 / Recensione

K-11

K-11

Sezione TFF 2012: Rapporto confidenziale

Categoria TFFOFF: Bulli & pupe

Quanti in redazione l’hanno visto sono d’accordo: uno dei film più esuberanti di tutto il festival. Forse il film più festival di tutto il festival. Di sicuro uno dei più OFF. Discutiamo da ore in quale delle nostre categorie debba cadere: K 11 è un prison movie con dialoghi molto gangsta, per cui alla fine concorre per la categoria “bulli & pupe”, ma il grottesco gusto per il divertimento e per il travestimento non lo farebbero sfiguare in “zuppa d’anatra”.

Saxx, fighetto di Beverly Hills, finisce per una brutta storia di omicidio e droga alla sezione K-11 del penitenziario: una sorta di dantesco giro infernale abitato da transessuali latini e personaggi dall’eterogenea vita sessuale, secondini sadici, tossici e omicidi di ogni genere, gusto e disgusto.
Un mondo a parte, quello della sezione K – 11, parallelo a quello a cui Saxx crede di appartenere. Ma se niente è quel che sembra, scoprirete che questo mondo governato da una splendida regina latina appartiene al protagonista quanto il mondo glamour da cui il proviene.
E se niente è normale, forse è anche il nostro mondo. Un mondo genuino, umano, subumano, tenero e crudele.

Ma tutta questa filosofia è eccessiva: Stewart non vuole farci pensare al sovraffollamento nelle carceri o al sistema giuridico americano, se ne frega della correttezza e non indugia su esistenziali questioni di genere (I AM a girl… well… most of the time!) e non è di sicuro un film contro la droga. Stewart vuole solo incollarci allo schermo, ed è bravissima a farlo.

Dopo aver visto tante belle idee rovinate da una sceneggiatura debole o inesistente, la mia felicità per i dialoghi era quella di un bambino al suo primo giro di giostra: all’inizio ero un po’ spaventato ma anche eccitato, chiedendomi se lo stomaco avrebbe retto la corsa, poi il delirio e la gioia hanno preso il sopravvento. E quando la corsa è finita avrei voluto risalirci. Mi sto impegnando a usare i brillanti dialoghi scorretti politicamente nella vita quotidiana, sperando di riprovare il brivido della giostra. Ma solo la magia della sala e la genialità di Stewart potrebbero.

Roberto Origliasso